Venerdì, 14 Settembre 2012 23:07

Una scheda bibliografica dopo la Summer School 2012

Scritto da  Gerardo

Una nota del Direttore, Arnaldo Nesti, sul libro di Rolando Pizzini, dal titolo Nel tempo del sogno. Un prete fra gli aborigeni (Torino, 2012).
Buona lettura!




Di ritorno dalle intense giornate sangimignanesi, ho deciso di cominciare a mettere un po’ d’ordine fra gli appunti e le pubblicazioni che sono andato accumulando. Ho detto giornate intense prima di tutto per i contributi che i molti relatori via via sono andati presentando, alternandosi, con l’andare dei giorni come da programma. Intense, altresì per gli incontri e le conoscenze che capita di fare in occasioni come queste. Sono presenti persone che vengono dai luoghi più diversi della cartina geografica con profili e storie di vita le più varie. Chi non ha partecipato alle giornate sotto le torri sangimignanesi nell’ultima settimana di agosto ha sicuramente perso un’occasione di incontro fra le più singolari i del periodo estivo come ama ripetere il prof. Peter Antes.

Il valore dei temi centrali, la dimensione internazionale, il pluralismo disciplinare e interculturale rappresentano aspetti assai importanti, ma in modo particolare, è fondamentale il clima, il tipo di rapporti interpersonali che si vengono a stabilire. Ben presto cattedratici e studenti, giovanissimi e anziani si ritrovano nelle stesse aule e alla stessa mensa dando vita ad una effettiva communitas esistenziale. Ciò detto, mi si scusi per questo preambolo, ho così conosciuto durante la ultima Summer School Rolando Pizzini che è venuto per parlare sul turismo equo sostenibile con riferimento alla sua esperienza in Amazzonia.

Una tematica suggestiva che pone problemi molteplici: le modalità della integrazione delle distinte etnie e culture conservando allo stesso tempo la specificità della diversità di fronte drammatica sfida di una sempre più inglobante società di massa, dove il meccanismo del mercato tende a imporre la uniformità e a rimuovere ogni ostacolo alla logica produttivistica e dell’accumulazione capitalistica. Dopo la appassionante lettura della situazione amazzonica, parlando in un ritaglio di tempo, ho potuto scoprire come Pizzini sia uno studioso, forse lo studioso, se non altro il più appassionato, di don Angelo Confalonieri cui ha dedicato la prima monografia scientifica (Nagoyo. La vita di don Angelo Confalonieri fra gli Aborigeni di Australia, 1846-1848). Pizzini su questo personaggio è ritornato con un romanzo che io preferisco definire un testo di prosa fortemente poetica. Lo ringrazio di avermene fatto dono.

Il Confalonieri è nato ne l 1813, a Riva del Garda e morto, ancora giovane fra gli aborigeni nella penisola di Cobourg, in Australia, nel 1848. Il Confalonieri dopo essere stato per poco tempo parroco ne l trentino sotto l’impero austro ungarico, si trova missionario in un angolo sperduto dell’Australia del nord. Vi approda dopo molte peripezie per diventare “Nagoyo, un padre aborigeno che camminava lungo i sentieri degli aborigeni, cantando i loro canti, sognando i loro sogni”, come scrive Pizzini. Questo trentino, missionario cattolico si trova ad operare in un mondo popolato, oltre che da aborigeni, da rudi militari. da galeotti e da prostitute. Ciò nonostante Confalonieri riesce a stabilire un eccellente rapporto con tutti. In modo particolare gli sarà di grande sostegno un ufficiale inglese non cattolico romano, comandante del presidio dove si trova a vivere, a Port Essington. Gli aborigeni, senza ricevere una speciale ed esplicita azione evangelizzatrice, lo avevano integrato nella loro complessa rete di legami, di sangue e di cuore. Pizzini rielabora in questo libro un profilo che va ben a l di là della trama biografica in senso stretto.

Devo dire che mi ha permesso di entrare in sintonia con gli spiriti ancestrali, qui evocati, come se mi trovassi con il loro tempo del sogno. Allo stesso tempo ho rintracciato riferimenti a Charles de Foucauld, al suo spirito di cui parla a lungo Voillaume in Come loro, come alla filosofia interculturale di Raimond Panikkar, senza dire della teologia dei Padri del deserto e.... la li sta si farebbe lunga ed appassionante. Rinvia ad una sensibilità spirituale dentro e fuori le recinzioni confessionali.

Grazie, Pizzini, anche perché mi ha sollecitato a pormi in pellegrinaggio per rendere omaggio a questo trentino sulla cui tomba sta la scritta Kismet (il destino assegnato da Dio a ciascuno). Mi piacerebbe salutarlo mentre la tomba, nonostante le rovine dell’insediamento, se ne sta protetta dagli eucalipti e dagli "spiriti del tempo del sogno".

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